Oggetto: Denominazione nuove strade (Via A.
Canova e Via A. Palladio)
LA
GIUNTA COMUNALE
Considerato che in Comune di Ormelle
sono in corso di realizzazione lavori di edificazione di edifici residenziali
in tre nuove lottizzazioni denominate “Le Gere”, “Ati” e “Nuova Tempio”, site
rispettivamente nel capoluogo, nei pressi di Via Gere, nella frazione di
Roncadelle, accanto a Via Angeli e nella frazione di Tempio;
ravvisata la necessità di intitolare
le strade di accesso alle lottizzazioni sopra indicate, in considerazione del
fatto che per un edificio in lottizzazione Ati i proprietari sono in attesa di
ottenere la residenza e che verosimilmente altri soggetti a breve
manifesteranno la medesima esigenza;
richiamata l'informativa esaminata
dalla Giunta comunale in data 25 settembre 2008, a seguito della quale sono
stati individuati i seguenti toponimi: Via Andrea Palladio per la strada in
lottizzazione Le Gere a Ormelle capoluogo (nel cinquecentesimo anno dalla
nascita del grande architetto padovano), Via Antonio Canova (celeberrimo
scultore originario della Provincia di Treviso) per la strada in lottizzazione
Ati nella frazione di Roncadelle e Via don Fioravante Rosso per la strada in
lottizzazione Nuova Tempio nella frazione di Tempio;
considerati i seguenti cenni
biografici sui due artisti sopra menzionati:
- Antonio
Canova, scultore italiano ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo,
nacque il 1° novembre 1757 a Possagno (TV) e all'età di soli quattro anni
rimase orfano di padre. A seguito del nuovo matrimonio e del trasferimento
della madre, il piccolo Antonio restò a Possagno col nonno paterno Pasino,
tagliapietre e scuoltore locale che, compresa la vocazione all'arte e alla
scultura del nipote, lo avviò e lo guidò mentre muoveva i primi passi da
scultore. Il giovane Antonio iniziò giovanissimo il proprio apprendistato e lo
svolse quasi esclusivamente a Venezia, ove si mise in proprio aprendo una
bottega d'arte e subendo, nel primo periodo della sua produzione artistica, l'influenza
di Gian Lorenzo Bellini, vissuto nel secolo precedente e grande esponente dello
stile barocco. All'età di ventidue anni Canova si trasferì a Roma, ove conobbe
i più grandi esponenti dell'arte neoclassica e si appropriò delle teorie
artistiche del Winkelmann, ispirate alla “nobile semplicità” e alla “quieta
grandezza”. Canova si inserì facilmente nel clima da capitale della cultura che
contraddistinse la Roma del Settecento, crescendo come artista ed influenzando
altri artisti. Fu proprio da Roma che il suo genio e il suo talento furono
riconosciuti procurandogli in seguito successo e fama in tutto il mondo. Tratto
tipico dell'arte del Canova fu la capacità di far rivivere, nelle sue opere, l'antica
bellezza delle statue greche, soprattutto la grazia, intesa come una qualità
che solo attraverso il controllo della ragione può trasformare gli aspetti
leggiadri e sensuali in una idealità che solo l'artista può rappresentare
evitando le violente passioni e i gesti esasperati. Antonio Canova operò per
papi, sovrani, principi e imperatori in tutto il mondo. Nelle sue sculture,
soprattutto monumenti funebri e allegorie mitologiche, era solito adoperare il
marmo bianco, che riusciva a rendere armonioso, modellandolo con plasticità e
grazia, finezza e leggerezza, tanto che le sue figure sembrano possedere quasi
un proprio movimento, vivere pur nella loro immobilità. Un'altra caratteristica
particolare del suo talento era la levigatura delle opere, sempre raffinata al
massimo, grazie alla quale i suoi lavori avevano uno speciale effetto di
lucentezza che ne accentuava la naturale splendida bellezza, radiosa di
purezza, secondo i canoni del classicismo più ortodosso, la rappresentanza
della bellezza idealizzata, eterna ed universale. Canova si spense a Venezia il
13 ottobre 1822. Il sepolcro che custodisce le sue spoglie si trova a Possagno,
dove egli stesso si recò nel 1819 e ivi progettò e fece edificare, a sue spese,
Il Tempio, edificio maestoso dedicato alla SS. Trinità.
- Andrea della
Gondola, detto Palladio, nacque a Padova nel 1508 dal mugnaio Pietro. Nella
città natale il giovane Andrea compì le prime esperienze come scalpellino nella
bottega di Bartolomeo Cavazza da Sossano, ma le condizioni dovevano risultare
molto dure, tanto che nel 1524 fuggì a Vicenza ove entrò nella bottega di
Pedemuro San Biagio, tenuta da Giovanni di Giacomo da Porlezza e Girolamo
Pittoni da Lumignano, allora scultori famosi in Vicenza. Tra il 1535 e il 1538
avvenne l'incontro che cambiò radicalmente la sua vita: mentre si trovava al
lavoro in un cantiere conobbe Giangiorgio Trissino, poeta e umanista, che lo
prese sotto la sua protezione. Sarà proprio lui a soprannominarlo Palladio, a
guidarlo nella sua formazione culturale improntata soprattutto sullo studio dei
classici e a condurlo più volte a Roma. Qui Palladio si trovò per la prima
volta a contatto con le architetture che aveva imparato ad amare, poté
osservare dal vivo i monumenti imperiali ammirandone la bellezza e studiandone
i materiali, le tecniche costruttive, i rapporti spaziali. Ma i viaggi col suo
mecenate significarono anche l'incontro con i “grandi” del tempo: da
Michlangelo a Serlio a Bramante, ecc... Intorno al 1540 iniziò la sua attività
autonoma di architetto, con opere come Palazzo Civena a Ponte Furo (VI) e la
villa Godi a Lonedo, mentre nel 1549 si situa l'episodio che lo consacrerà
definitivamente: la ricostruzione delle Logge della Basilica di Vicenza in
sostituzione di quelle quattrocentesche. Il progetto di Palladio ebbe la meglio
su una concorrenza agguerrita (Serlio, Sansovino, Sanmicheli, ecc...). Da
allora le nobili famiglie vicentine e veneziane si contenderanno l'attività del
Palladio. Inizia il periodo più intenso dell'attività palladiana, che si
concretizzerà in opere di assoluta bellezza, dal palazzo Chiericati alla villa
Barbaro di Maser, dalla “Malcontenta” a Mira alle chiese veneziane del
Redentore e di San Giorgio Maggiore, fino alla notissima Rotonda. Nel 1570,
inoltre, Palladio pubblica il trattato I quattro libri dell'architettura,
espressione della sua cultura, dei suoi ideali ed anche della sua concreta
esperienza. Negli anni '70 è a Venezia in qualità di “proto”, cioé consulente
architettonico, della Serenissima. Tra i mesi di febbraio e marzo del 1580
vengono iniziati i lavori per la costruzione del teatro Olimpico, edificato su
richiesta degli Accademici Olimpici (lo stesso Andrea era stato nel 1556 socio
fondatore) per la recitazione della tragedia classica. Tuttavia, prima del
completamento dell'opera, il Palladio si spense il 19 agosto 1580.
viste le leggi: n. 1188 del
26.6.1922 e n. 473 del 17.4.1925 nonché il R.D.L. n. 1158 del 10.5.1923 e il
D.P.R. n. 323 del 30.5.1989;
ritenuto di inviare copie della
presente deliberazione al Sig. Prefetto della Provincia di Treviso per le
autorizzazioni del caso;
viste le planimetrie allegate alla
presente deliberazione quale parte integrante e sostanziale della medesima; ed
in particolare in quella contraddistinta dal n. 1, relativa alla lottizzazione
“Le Gere”, si trova riportata - evidenziata in colore rosso - la nuova Via
Andrea Palladio, in quella contraddistinta dal n. 2, relativa alla
lottizzazione “Ati”, si trova riportata - evidenziata in colore verde - la
nuova Via Antonio Canova;
visto il parere favorevole tecnico
procedurale espresso dal Responsabile dell'Area Tecnica ai sensi dell'art. 49
del D.Lgs. 267/2000;
con voti favorevoli unanimi,
espressi per alzata di mano,
D
E L I B E R A
1) di intitolare, per le ragioni espresse in narrativa, la nuova
strada della lottizzazione "Le Gere", evidenziata in colore rosso
nell'allegata planimetria n. 1, “Via Andrea Palladio”;
2) di intitolare la nuova strada della lottizzazione “Ati”,
evidenziata in colore verde nell'allegata planimetria n. 2, “Via Antonio
Canova”;
3) di trasmettere copia della presente deliberazione al Sig. Prefetto
della Provincia di Treviso per le autorizzazioni indicate in premessa.
*
* * * * *
La presente deliberazione, con
unanime separata votazione espressa nei modi e nelle forme di legge, viene
dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 134, comma 4, del
D.Lgs. n. 267/2000.