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IL BEATO FRA' CLAUDIO, LE OPERE, LA GIPSOTECA
a cura di Innocente Soligon

Cenni biografici

Riccardo Granzotto studente in accademia (1920) Riccardo nasce a S. Lucia di Piave nel 1900 in località “Granza” (toponimo derivato da una locale Granzia benedettina del sec. XII). Settimo figlio dei tessitori Antonio Granzotto e Giovanna Scottà, dimostra sensibilità artistica fin da ragazzino disegnando i visi dei compagni di scuola. Presto orfano di padre è seguito dal fratello maggiore Giovanni, muratore. Per necessità di famiglia esordisce con scarso profitto come calzolaio e poi manovale ma la sua passione è il disegno. Solo dopo 4 anni di naja, dal 1917 al 1921, il motorista e radiotelegrafista Granzotto ritorna a casa reduce dall’Albania con poche cose tra cui alcuni disegni aquarellati e sculture in creta che avevano destato l’ammirazione di ufficiali e soldati. Convinto dal parroco mons. Vittorio Morando e con l’aiuto del fratello maggiore entra con successo all’Accademia per le Belle Arti di Venezia conseguendo il diploma di scultore con il massimo punteggio. È il premio per il sacrificio di anni dediti allo studio, senza distrazioni, lavorando nelle ore libere presso lo studio del prof. Domenico Rupolo, sovrintendente alle opere d’arte di Palazzo Ducale, che gli commissionerà varie sculture.

Le opere d’arte

Ancora studente realizza “Lidia: sua prima scultura in marmo conservata nella Gipsoteca di S. Lucia. La mirabile testina di giovinetta (ora nota come “L’anima e la sua veste”) meritò gli elogi dello scultore Adolfo Wildt, accademico d’Italia in visita all’Ateneo di Venezia nel 1927. L’anno successivo scolpì in marmo bianco di Carrara una “Acquasantiera” per la chiesa di S. Lucia. L’opera monumentale definita dalla critica degna dei grandi maestri della Rinascenza raffigura la Vergine che schiaccia il capo a Satana serpente del male. Una copia in marmo rosso è conservata presso il Santuario della Madonna di Barbana (Grado).
Acquasantiera - (1928) Santa Lucia - (1933) Lidia - prima opera in marmo eseguita da studente (1927)
Trascorre due anni d’inattività dopo l’avventura umiliante del suo classico “Giocatore di pallone” del 1929. La statua aveva vinto il concorso, con premio di L. 10.000, per rappresentare la provincia di Treviso al Foro Mussolini a Roma. Ma quel concorso fu poi annullato dal regime praticamente perchè l’autore non era iscritto al PNF. In seguito arricchì la parrocchiale santalucese con il “Protiro” ricco di simbologia, il “Portale” vivo di santi e profeti, e la statua della patrona del paese “Santa Lucia”. È stata l’ultima opera del professor Riccardo Granzotto, inaugurata nell’agosto 1933 mentre l’autore era partito per il chiostro dei minori francescani di Vittorio Veneto per diventare Fra Claudio.

Il frate scultore

Fra' Claudio - a due anni dalla morte (1945) A Chiampo, ostacolato da varie avversità, costruisce l’impressionante copia identica della “Grotta di Lourdes” che dal 1935 è riscoperta come suggestiva oasi di spiritualità mariana e dal 1951 attrae folle di devoti alla tomba di Fra Claudio, proclamato Beato in S. Pietro a Roma, il 20 novembre 1994, da Giovanni Paolo II.
Fra Claudio non si sentiva degno di ricevere la consacrazione sacerdotale.
Cercava l’umiliazione della questua, fatta alla sua maniera: raccogliere da chi aveva per portare a chi pativa la fame. Incontrando gli imprenditori raccomandava la giusta paga per gli operai. Agli operai raccomandava l’impegno sul lavoro.
Saltava i pasti per dare il suo pranzo ai poveri. A loro passava la legna destinata a riscaldare un po’ il laboratorio dove scolpiva e bruciava carta umida che produceva solo fumo. Naturalmente alla porta dei vari conventi (VittorioVeneto, Treviso, Barbana, Chiampo) tutti chiedevano di Fra Claudio. Questo suscitava i commenti e le critiche dei frati... Lui si scusava ma continuava a dare, sicuro che al convento non sarebbe mai mancato nulla. Non gli fu concesso di andare nelle Missioni. Fu missionario con le sue opere che parlano di genuina fede.

Dove incontrare il Beato Claudio

Il Beato Claudio fino alla maturità visse, lavorò, pregò e soffrì a S. Lucia di Piave (Abitazione, Chiesa con sculture originali e Gipsoteca - Tel. 0438-460172) e nei conventi francescani: S. Francesco del Deserto (Venezia), Vittorio Veneto (Sculture originali del “Cristo della Sindone” (1941) e “S. Antonio morente” - Tel. 0438-57082), Barbana (Grado), Treviso, chiesa di S. Maria Ausiliatrice: “Battistero” (1942). , Chiampo Vicentino (Grotta di Lourdes, Tomba, Gipsoteca, Musei con i suoi ricordi- Tel. 0444-623250).

La devozione

Fra Claudio predisse la sua morte dicendo:“Per l’Assunta me ne vado”. Promise:“Aiuterò e consolerò tutti”. Ora che anche la Chiesa “riconosce nel Beato Claudio la sua immagine ideale” da più parti si auspica la sua canonizzazione. E l’Associazione romana Artisti Italiani (UCAI) lo vorrebbe patrono degli scultori d’Italia.



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